Il calcio come rito, Zidane e un film sperimentale

By | January 13, 2018

Nel suo libro La partita di calcio. Etnologia di una passione, l’antropologo francese Christian Bromberger interpreta la partita di calcio come una sorta di rito paradossale attraverso cui la folla dei tifosi si riconosce e si celebra come una collettività omogenea, anche se con modalità contraddittorie. Il “rito” calcistico si presta così “a una pluralità di letture” e interpretazioni diverse.  Per Bromberger, è il simbolo “di un’epoca in cui i punti di riferimento della vita collettiva” non sono più interpretabili in modo univoco (257-59). L’articolo in inglese che avete letto questa settimana, Football as world-view and as ritual, riassume le conclusioni teoriche del libro.

Il professor Dubois, nel suo post, ci propone di visionare il film sperimentale Zidane, un ritratto del ventunesimo secolo (2006) alla luce di questa interpretazione “ritualistica” del calcio. Il film, realizzato dai due videoartisti Philippe Parreno e Douglas Gordon, segue in tempo reale Zinedine Zidane durante una partita tra il Real Madrid e il Villareal allo stadio Bernabeu di Madrid.

L’aspetto ritualistico del calcio emerge anche in questa recensione italiana al film di Gordon e Parreno: “Riprendendo un incontro calcistico i due videoartisti hanno fatto convergere la loro attenzione su un unico giocatore, proponendo una inedita collisione di sguardi verso un unico giocatore, Zidane per l’appunto. Già questa scelta ci dice chiaramente come il gioco, di per sé fortemente collettivo, si sia trasformato in un rituale celebrativo che per sua stessa natura esige l’elezione di un eroe […]”

Il carattere sperimentale del film consiste nel fatto che il significato non è costruito narrativamente, bensì attraverso il lavoro sulla forma. Le risposte dei critici sono state molto discordanti: alcuni hanno giudicato il film un capolavoro d’innovazione, mentre altri lo hanno aspramente criticato. Ecco un sommario di tre recensioni al film su Zidane.

Questa settimana scriverete un commento che tenga conto sia dell’analisi di Bromberger che del film su Zidane. Anche un articolo di Bromberger apparso sul quotidiano italiano “La Stampa” può aiutarvi a riflettere su cosa avvenga durante i 90 minuti fatali: quelli di una partita di calcio e quelli del film.

Inserite per favore i vostri commenti in italiano, nella sezione qui in basso, prima delle 17:00 di mercoledì 17 gennaio.

 

 

2 thoughts on “Il calcio come rito, Zidane e un film sperimentale

  1. Julia Weber

    La discussione sul “21st Century Portrait” come significato derivante dalla forma piuttosto che dalla narrativa, secondo me, trascura il fatto che il soggetto del film, Zidane, è in una narrazione, la partita, ma lo spettatore non si capisce quella narrativa perché non c’è abbastanza contesto. Penso che questo film, dal punto di vista della comprensione della natura ritualistica del calcio, non mostri tutto ciò che può dei comportamenti ritualistici discussi da Bromberger nel suo articolo, “Football as World-view and as Ritual.” Gli esempi di Bromberger, che dimostrano un aspetto della partita per ogni punto di vista sulla definizione del rituale, coprono ogni aspetto, dal comportamento dei fan alle credenze dei giocatori.
    La discussione di Bromberger sull’esercizio di una partita di calcio come un rituale sembra essere una buona argomentazione: la natura strutturale che circonda la partita e governa la partita, l’approccio comune che tutti adottano, tutto supporta la confusione di Bromberger. Mentre “21st Century Portrait” non mostra la maggior parte di questi comportamenti, fornisce alcuni aspetti ritualistici unici e forse inosservati della partita: il commento riflessivo di Zidane intervallato durante la partita fornisce una panoramica sul modo in cui un giocatore, anche se solo uno, pensa e si sente durante la partita. Le abitudini di Zidane, come il modo in cui trascina le dita dei piedi, sono rivelate dall’attenzione esclusiva su di lui. Le leggi della partita, uguali per tutti, sono dimostrate durante il film, includere il calcio di rigore che concede al Villareal il loro primo goal, e l’espulsione di Zidane dalla partita. Infine, c’è una scena apparentemente casuale dell’area di concessione dello stadio, vuoto durante il gioco, che dimostra l’effetto sorprendente di una partita di calcio su un gruppo di persone, l’attenzione singolare che tutti gli spettatori, così come i giocatori, diretto verso la partita di calcio.

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    1. Fiammetta Di Lorenzo Post author

      Bello il tuo richiamo, Julia, alla “scena apparentemente casuale” in cui si inquadrano gli spazi vuoti dello stadio (i corridoi, le zone commerciali, le vie d’accesso) a cui si contrappone invece l’inquadratura dall’alto degli spalti e del campo di gioco. Il forte contrasto tra il vuoto e il pieno dà proprio il senso della potenza ritualistica della partita di calcio, dell’unanimità che si crea tra spettatori e giocatori.
      Credo anche che tu abbia ragione sul fatto che nel film c’è comunque una narrazione, la partita, in cui il protagonista del film, Zidane, è calato. Ma è proprio nella mancanza di contesto che rende questa narrazione difficile da afferrare, mi pare, che sta il carattere sperimentale del film. È come se Gordon e Parreno avessero scelto di fare un discorso usando solo il soggetto e trascurando tutte le altri componenti (aggettivi, congiunzioni, connettori, eccetera) che rendono una frase comprensibile. Questo aspetto può forse essere messo in relazione al carattere paradossale del rituale calcistico che, come sostiene Bromberger, è capace di tenere insieme il particolare e l’universale, l’individuo e la collettività, il singolo fuoriclasse e la squadra intera.
      La scelta di seguire solo Zidane per tutta la partita, d’altra parte, potrebbe essere un modo per sottolineare, e nello stesso tempo interrogare, la dimensione quasi divinizzata del campione.

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